Sicurezza in moto. Caschi, Test Sharp e Affidabilità

Questo articolo nasce dal vostro interesse per il test Sharp e, più genericamente, dalla sicurezza dei caschi. Come sapete, in più di un occasione, questo blog ha parlato del famoso test Sharp (ad esempio in questo articolo) e, benché ne abbiamo esaltato le importanti caratteristiche, è opportuno comunque fare qualche precisazione. Abbiamo raccolto video e informazioni utili sulla produzione dei caschi, fate un giro con noi nelle fabbriche più famose.

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Come usare un navigatore in moto

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Potrà sembrare strano il titolo di questo post ma, credetemi, la maggior parte dei motociclisti che non sono abituati, lamentano molta difficoltà nell’utilizzo del navigatore in moto. Si distraggono, gli crea impiccio, non riescono ad avere le informazioni giuste sul display, così ieri sera, mentre messaggiavo con un amico centauro, mi è venuto in mente di fare questo post. Spero vi sia utile.

Il navigatore è un oggetto che i motociclisti contestano molto. Normalmente la moto si prende per andare “senza meta” e lontano. Tuttavia a nessuno di noi piace perdersi e quindi, molti di noi, si sono dotati di questo piccolo, costoso ma utile oggetto. Il navigatore, nel mio caso un Tom Tom Rider di seconda generazione, deve essere, innanzitutto, installato correttamente. Il mio consiglio è di applicare il braccio di sostegno sulla parte sinistra del manubrio o, al massimo, al centro. Questo per un motivo molto semplice: non deve dare impiccio alla mano che regola gas. Tenete presente che tenerlo al centro è, esteticamente molto bello, funzionalmente discutibile. Le moto con serbatoio sulla pancia, potrebbero causare dei problemi al TomTom sul lungo periodo. Le esalazioni della benzina, infatti, sono dannose per tutto ciò che è gomma. Il casco, ad esempio, non dovrebbe mai essere appoggiato sul serbatoio. Ovviamente questo vale se avete un sostegno “fisso” (di quelli con apertura a chiave per intenderci). In caso contrario potete anche tenerlo al centro, avendo cura di pulirlo immediatamente qualora la benzina lo tocchi.

Un secondo aspetto molto importante è la configurazione. Controllate di avere chiaramente visibile: orario, indicatore di direzione, ora di arrivo e, possibilmente, il nome della via che state percorrendo. Una volta fatto questo, guardate lo schermo ed imparate dove trovare questi elementi. Dovete evitare di distogliere lo sguardo per troppo tempo. Infine seguite qualche consiglio utile.

Leggete sempre qual è la prossima manovra da fare, tramite l’indicatore di direzione e anche quanti metri mancano ad esso. Sono le due informazioni principali perchè, in base ad esse, saprete che manovra approntare: potreste anche decidere di fermarvi in prossimità della svolta ma avrete bisogno di capire di che svolta si tratta. L’indicatore di direzione è in grado di segnalarvi curve morbide, a gomito, tornanti, rotonde e il tutto senza guardare la mappa.

Osservare il tracciato, invece, è utile in rettilinei o in fasi di scarso traffico, per capire che cosa ci attende oltre una determinata curva. Tuttavia conoscere il percorso dalla mappa è inessenziale ai fini di una guida più sicura e, inoltre, l’osservazione della mappa richiede troppo tempo e potrebbe facilitare incidenti.

I comandi vocali sono un problema, almeno per il sottoscritto. State viaggiando in rettilineo, avete davanti a voi una bella strada e il sole vi riscalda. Ad un certo punto arrivate in prossimità di una curva e una voce robotica vi “urla” (perchè sistematicamente il regolatore dell’audio va a farsi benedire) di “svoltare a destra”. Da cardiopalma. Dovete essere voi a scegliere se, quando e come interpellare il vostro navigatore: anche a costo di perdere l’indicazione. È più importante la concentrazione alla guida che essere distratti da un’indicazione che irrompe nel “silenzio” del vostro casco. Io almeno la penso così.

Memorizzare preferiti ed itinerari è utile ma, più che altro, fidatevi dell’istinto. Meglio allungare di 10 Km piuttosto che imbarcarsi in una strada che ci pare veramente brutta e tenete presente che, fuori dalle grandi città, se ne trovano parecchie. Imparate a riconoscere l’importanza della strada alla grandezza del segmento disegnato sulla mappa: ci vuole un attimo a identificarlo.

Infine, ma non meno importante, ricordate sempre di buttare un occhio in anticipo al percoso. Ci vogliono pochi minuti. Io, generalmente, la sera prima, cerco di capire che strada intenderà farmi fare il navigatore e mi guardo un po’ intorno. I navigatori non sono infallibili, voi avete l’istinto: unite le due cose, credetemi è importante. Ricordate che siete voi a guidare la moto e non il navigatore. Se sbagliate strada sarete tranquilli del fatto che lui vi tirerà fuori dall’impaccio ma, ricordate, sarete sempre voi a scegliere cosa fare.

Per chiudere queste semplici regole, ve ne confido una ancora più banale. Se vi rendete conto che state per mancare una deviazione..FREGATEVENE. Non mettete a rischio la vostra vita e di chi vi sta intorno con improvvise pieghe e frenate. Saltare un’uscita, in un centro urbano, comporta un ritardo di al massimo 4 minuti. Proseguite, rallentate e attendete che il navigatore ricalcoli. Rimanete calmi e concentrati. Ricordate sempre che il navigatore è il vostro supporto e non il contrario.

Ora godetevi il viaggio e ricordate sempre di tenere le batterie cariche.

AGV: una delusione

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Premessa

Quello che state per leggere è una cosa che mi è capitata direttamente qualche anno fa. Ero molto incerto se scrivere questo articolo ma, per dovere di cronaca, ritengo giusto scrivere quanto mi è accaduto e di come AGV ha trattato un suo cliente.

Antefatto

All’epoca indossavo uno splendido RS1 Marushin, un casco in carbonio da 1,100 Kg. A causa di un incidente il casco aveva riportato una lesione nella zona occipitale (posteriore) della calotta. Come vuole la prassi (ragazzi è importante questa cosa), ho cambiato immediatamente il casco e, rivolsi la mia attenzione a quelli che avevano il punteggio più alto al test Sharp (ne abbiamo parlato qui). Scelsi così un casco AGV T-2 per tre motivi:

  1. È prodotto da una ditta italiana!
  2. Il punteggio era pieno.
  3. Il rapporto qualità/prezzo/estetica era estremamente invitante.

Essendo un casco professionale, era comunque molto elevato come prezzo ma, per la propria sicurezza si sa, non si bada a spese.

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Il problema

Dopo pochi mesi dall’impiego del casco, il tessuto di alcune zone interne, iniziò a logorarsi e a spaccarsi. La fibia di aggancio (con la classica doppia D), iniziò a “sfibrarsi” e ad “aprirsi”. Ovviamente, per quel prezzo e, paragonandolo al Marushin, rimasi allibito e scrissi una mail alla AGV. Il risultato fu…nessuna risposta! La mail, che non conteneva minacce, parolacce, insulti ma un tono abbastanza sostenuto di lamentela, non ebbe alcun seguito nonostante fosse corredata di foto che testimoniassero lo stato in cui verteva il casco. Foto che, per trasparenza verso di voi, ho deciso di allegare all’articolo.

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Come potete constatare voi stessi dalle due foto, il primo danno (apparentemente causato dal logoramento del tessuto) è più serio del secondo che, a pochi mesi di distanza dall’acquisto, ha iniziato a proporsi sotto forma di sbilanciamento. Il costo del casco, che si aggirava intorno ai 200 euro, non giustificava il silenzio di AGV. Nessuno, infatti, si aspetta che il prodotto sia perfetto. Può capitare un prodotto affetto da problemi. Ma nessun produttore dovrebbe permettersi, davanti ad una mail di reclamo, di ignorare tale comunicazione. Il risultato? Giudicate voi, per me AGV è una delusione e, state tranquilli, che non acquisterò più loro prodotti perché, sinceramente, non mi piace l’idea di essere abbandonato  dopo l’acquisto.

Scoprite la verità sulla vostra sicurezza

Banner- Intervista

Sono particolarmente orgoglioso di questo articolo ma, prima che vi dica il perché, permettetemi di raccontarvi l’antefatto. In questo blog il tema della sicurezza è stato trattato diverse volte. Dal momento che ritengo l’ argomento molto importante e delicato, ho pensato di  proporvi qualcosa di diverso. Ho infatti contattato la gestione di http://www.motosicurezza.com, un sito che raccoglie tutti gli aggiornamenti in tema di sicurezza motociclistica. Ho chiesto di avere un confronto diretto con loro per creare un articolo che aiutasse tutti voi a capire molto meglio quali sono i rischi della mancata omologazione dei vestiti da moto. L’argomento, per me, è molto importante perché molti pensano che acquistare vestiti di marca permetta di essere al sicuro da eventuali malfunzionamenti degli stessi. In realtà non è così, i vestiti di marca spesso non sono omologati a danno dei motociclisti. Vi lascio quindi all’intervista e colgo l’occasione per invitare tutti voi a visitare il loro sito e leggere i loro articoli. Credetemi vale la pena e vale anche la vostra vita.

Oggi è qui con noi Alessandro,  ideatore del progetto http://www.motosicurezza.com e amministratore del sito. Ciao Alessandro e grazie per aver accettato l’invito a partecipare a questa intervista. Raccontaci, come nasce il sito http://www.motosicurezza.com e quando?

Il sito, o meglio, il progetto motosicurezza.com nasce nel 2009. Insieme ad un paio di utenti di uno dei più grandi “forum online” motociclistici d’Italia, notai l’ignoranza dell’utente medio rispetto alla sicurezza stradale e all’abbigliamento protettivo. Dopo aver capito come non si potesse parlare liberamente su un sito non gestito autonomamente, fondammo motosicurezza.com

Puoi illustrare gli obiettivi del sito http://www.motosicurezza.com ?

Gli obiettivi del sito sono la divulgazione di notizie tecniche, spesso “scomode” per alcune aziende, al pubblico. Il pubblico, specie italiano, è stato, forse appositamente, tenuto all’oscuro di dettami tecnici europei anche obbligatori inerenti l’abbigliamento per motociclisti. Il sito vuole quindi creare una “coscienza” tra il pubblico motociclistico italiano rispetto all’abbigliamento e rispetto a studi di settore riguardanti non solo l’abbigliamento ma, ad esempio, anche l’alta visibilità.

Come è strutturato il vostro sito?

Il sito ha una “home page” dove vengono pubblicati gli articoli e i “blog entry” della redazione, ossia quelli ufficiali. Ha poi delle sezioni in cui ci sono i nostri test, le nostre recensioni, degli schemi riguardanti le norme tecniche armonizzate etc. Ha poi un forum in cui chiunque può liberamente scrivere, chiedere, consigliare.

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Moltissimi prodotti di marca non sono, in realtà, omologati ma nell’utilizzo quotidiano è veramente importante avere indumenti con queste certificazioni?

Si, è veramente importante avere indumenti certificati. Questo perché solo dei capi certificati garantiscono l’effettiva protezione in senso ampio (abrasione, scoppio, immobilità delle protezioni in caso di impatto, vestibilità etc.). Il fatto che l’abbigliamento protettivo “funzioni” è provato (Ex plurimis: Paul Varnsverry , Motorcyclists’ Personal Protective Equipment -The history and benefits of standards, 2006).

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A vostro giudizio, l’Italia ha un corpo normativo sufficientemente avanzato in tema di sicurezza ?

Si, l’Italia ha un corpo normativo sufficientemente avanzato. Le norme europee esistono da anni (quindi da anni se dico “protettivo” o simile si deve intendere “certificato”), come da anni esiste l’obbligatorietà dei D.P.I. (Dispositivi di protezione individuale) per i motociclisti professionisti. Quello che manca in Italia è l’applicazione delle norme e la loro divulgazione al pubblico. Non è possibile vedere, ad esempio, agenti delle ff.oo. vestiti in modo ridicolo o leggere, come mi capitò di fare un paio di anni fa, su una delle più grandi riviste di settore, che non è possibile certificare i capi ma solo le protezioni.

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Alcuni utenti, dopo un piccolo incidente, continuano ad utilizzare gli stessi caschi e protezioni. Potete dare qualche consiglio a riguardo?

Tutti i capi (caschi, guanti, tute etc.) dopo anche il più piccolo incidente devono essere sottoposti a “ispezione”. Ponendo il caso di una piccola scivolata in città, è abbastanza facile per l’utente medio verificare che le cuciture di una giacca in pelle non si siano rovinate, è assai arduo verificare lo stato di un casco e dei suoi singoli strati. Personalmente mi sento di consigliare il cambiare casco anche dopo piccoli impatti, come consigliano tutti i produttori e come riportato su tutte le “linee guida”. Per quanto riguarda giacche, guanti, stivali etc. il mio consiglio è, in caso di piccoli incidenti e in caso di nessun urto con i protettori presenti sui capi, il verificare l’assoluta mancanza di ogni minimo danneggiamento delle cuciture.

Nel ringraziare nuovamente Alessandro, e nell’invitare nuovamente tutti voi a visitare il suo sito (trovate il link anche nella barra di destra), vorrei chiudere questa breve intervista con un invito. Ho scelto di coinvolgere Alessandro perché vorrei che tutti voi capiste che non sempre “spendere di più” equivale a “essere più sicuri”. Viaggiamo su mezzi a due ruote che, molte volte, arrivano e superano anche i 180 chilometri orari. Spesso, sulle nostre selle, viaggiano anche i persone a cui teniamo. Non siate tolleranti e superficiali verso la sicurezza.  Ricordate sempre che i primi a dover essere informati siete voi, ne va della vostra vita e vi garantisco che in fondo ci vuole poco per essere aggiornati, soprattutto grazie a siti come quello di Alessandro. Infine, e non mi stancherò mai di dirlo, ricordate che se volete correre ci sono le piste: in strada cerchiamo di andare piano, di mettere le frecce e di fare “i bravi”. Lo so, è inutile raccontarci fandonie, corriamo e spesso ci piace ma cerchiamo solo di fare molta attenzione e di non farlo troppo spesso. La moto non perdona e credo che lo sappiamo tutti. Richiede disciplina ed una buona dose di umiltà. Purtroppo la storia recente ci insegna che anche i campioni muoiono.

Prima di acquistare un capo, verificate che le omologazioni siano presenti sulla confezione, informatevi e, al massimo, chiedete ma non rischiate. Grazie Alex per il tuo tempo e per la tua preziosa collaborazione.