Viaggiare all’estero in moto

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Viaggiare è bellissimo. Viaggiare in moto è speciale e farlo oltre confine è qualcosa di unico. Oltrepassare i confini su due ruote, però, richiede alcune accortezze ulteriori rispetto quelle ordinarie, soprattutto in zone extra europee.

Per prima cosa scegliete con cura la zona geografica. Dovete capire che non basta puntare il dito su una mappa. Leggete recensioni di siti specializzati, informatevi dagli utenti e dai loro commenti ma, soprattutto, adottate una strategia intelligente nella scelta e nella gestione della moto.

Per prima cosa scegliete una moto corretta, spesso di basso valore, se viaggiate in territori extra-europei e particolarmente poco forniti di materiali di ricambio. Dovete evitare che la componentistica elettronica diventi un elemento di disturbo. Alcuni viaggiatori acquistano vecchie moto a pochissimo prezzo (anche mille euro) per usarle per viaggi del genere. Dovete sempre pensare al peggio per prepararvi al meglio e stare sereni: cosa fareste se, nel bel mezzo di un paese medio-orientale si friggesse la centralina elettrica dando un errore di funzionamento del vostro prezioso ABS?

Alcuni di noi motociclisti, tuttavia, sono dotati di moto particolari che, diciamo, sono più adatte di altre ai viaggi. Parliamo di moto come il BMW GS o il Transalp  e così via. Queste moto sono estremamente affidabili e quindi, obiettivamente, non si dovrebbero temere problematiche lungo il viaggio. In alcune zone particolarmente isolate si potrebbe andare incontro a problemi di “pirateria”. Ci sono siti che raccontano, ad esempio, che in alcuni viaggi dell’est-Europa, il rischio di furti e assalti alle moto è molto alto.

Imparate quindi a fare la manutenzione di base. Alcune cose sono estremamente facili: pulizia della catena e del pignone, sostituzione delle pasticche dei freni, cambio dell’olio motore, cambio gomme. In particolare quest’ultima operazione richiede più tempo ma, comprenderete da voi, è essenziale.

Cercate di non viaggiare in solitaria. Trovate compagni di viaggio che partano con voi o a cui aggregarvi anche per pochi chilometri. Tenete sempre sotto controllo i seguenti elementi: strade, agenti atmosferici, condizioni generali del paese dove vi trovate (alcuni comprano i giornali, altri leggono su internet). Ormai il mondo non è un posto molto tranquillo, entrare in un paese non significa riuscire ad uscirne automaticamente!

Avvertite più di una persona su itinerario, tempi e tappe. Bisogna poter ricostruire il vostro percorso nel caso accada qualcosa. Siate chiari e attenetevi quanto più possibile al percorso, è molto importante. Viaggiate sempre in un regime di sicurezza e questo vale a dire: protezioni e riposo adeguato. Non dovete mai strafare e non perché non avete resistenza ma perché, dopo aver strafatto per vostra volontà, potreste doverlo fare per altri motivi. Se siete troppo stanchi il viaggio diventa frustrante.

Portate con voi gli attrezzi. Non ha senso portare il gel di riparazione gomme, senza portare le stecche in metallo con cui estrarre e reinserire lo pneumatico! Ho visto di tutto, ho visto anche questo. Gli attrezzi sono importanti e variano a seconda della vostra meta. Se andate in località con molta presenza di sabbia, la pulizia della catena dovrà essere ancora più accurata del solito, così come la pulizia di altri elementi. Chiedete consiglio a chi ne sa più di voi: recatevi dal vostro meccanico e domandate pareri e consigli.

Portate con voi i numeri di telefono giusti. Per prima cosa il numero delle ambasciate, poi quello di amici e parenti ma, soprattutto, verificate se nel vostro tragitto ci sono concessionarie della vostra marca (soprattutto se la moto avesse elettronica a bordo).Se fate un viaggio in solitaria, oltre a darne comunicazione alla Farnesina, pubblicatelo su qualche blog.

Vi segnalo un po’ di link utili da cui potrete apprendere l’esperienza di chi ha già vissuto la fantastica sensazione di affrontare lunghi viaggi in terre straniere con solo due ruote.

Viaggiare in Moto

Sito chiaramente specializzato nei viaggi con la moto.

http://www.viaggiareinmoto.com

Viaggi in moto e litigate

Sembra un banale link ironico ma contiene un prezioso compendio di comportamenti che portano a rovinare vacanze ed esperienze. Leggetelo con il sorriso…ma fatene tesoro.

http://www.motociclismo.it/viaggi-in-moto-e-litigate-impossibile-farne-a-meno-moto-55542

Moto Explora

Un tour operator specializzato per viaggi su territorio nazionale e internazionale su due ruote. Vale la pena visitare il bellissimo sito, il loro motto è “operatori turistici per professione., mototuristi per passione”.

http://www.motoexplora.com

Come usare un navigatore in moto

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Potrà sembrare strano il titolo di questo post ma, credetemi, la maggior parte dei motociclisti che non sono abituati, lamentano molta difficoltà nell’utilizzo del navigatore in moto. Si distraggono, gli crea impiccio, non riescono ad avere le informazioni giuste sul display, così ieri sera, mentre messaggiavo con un amico centauro, mi è venuto in mente di fare questo post. Spero vi sia utile.

Il navigatore è un oggetto che i motociclisti contestano molto. Normalmente la moto si prende per andare “senza meta” e lontano. Tuttavia a nessuno di noi piace perdersi e quindi, molti di noi, si sono dotati di questo piccolo, costoso ma utile oggetto. Il navigatore, nel mio caso un Tom Tom Rider di seconda generazione, deve essere, innanzitutto, installato correttamente. Il mio consiglio è di applicare il braccio di sostegno sulla parte sinistra del manubrio o, al massimo, al centro. Questo per un motivo molto semplice: non deve dare impiccio alla mano che regola gas. Tenete presente che tenerlo al centro è, esteticamente molto bello, funzionalmente discutibile. Le moto con serbatoio sulla pancia, potrebbero causare dei problemi al TomTom sul lungo periodo. Le esalazioni della benzina, infatti, sono dannose per tutto ciò che è gomma. Il casco, ad esempio, non dovrebbe mai essere appoggiato sul serbatoio. Ovviamente questo vale se avete un sostegno “fisso” (di quelli con apertura a chiave per intenderci). In caso contrario potete anche tenerlo al centro, avendo cura di pulirlo immediatamente qualora la benzina lo tocchi.

Un secondo aspetto molto importante è la configurazione. Controllate di avere chiaramente visibile: orario, indicatore di direzione, ora di arrivo e, possibilmente, il nome della via che state percorrendo. Una volta fatto questo, guardate lo schermo ed imparate dove trovare questi elementi. Dovete evitare di distogliere lo sguardo per troppo tempo. Infine seguite qualche consiglio utile.

Leggete sempre qual è la prossima manovra da fare, tramite l’indicatore di direzione e anche quanti metri mancano ad esso. Sono le due informazioni principali perchè, in base ad esse, saprete che manovra approntare: potreste anche decidere di fermarvi in prossimità della svolta ma avrete bisogno di capire di che svolta si tratta. L’indicatore di direzione è in grado di segnalarvi curve morbide, a gomito, tornanti, rotonde e il tutto senza guardare la mappa.

Osservare il tracciato, invece, è utile in rettilinei o in fasi di scarso traffico, per capire che cosa ci attende oltre una determinata curva. Tuttavia conoscere il percorso dalla mappa è inessenziale ai fini di una guida più sicura e, inoltre, l’osservazione della mappa richiede troppo tempo e potrebbe facilitare incidenti.

I comandi vocali sono un problema, almeno per il sottoscritto. State viaggiando in rettilineo, avete davanti a voi una bella strada e il sole vi riscalda. Ad un certo punto arrivate in prossimità di una curva e una voce robotica vi “urla” (perchè sistematicamente il regolatore dell’audio va a farsi benedire) di “svoltare a destra”. Da cardiopalma. Dovete essere voi a scegliere se, quando e come interpellare il vostro navigatore: anche a costo di perdere l’indicazione. È più importante la concentrazione alla guida che essere distratti da un’indicazione che irrompe nel “silenzio” del vostro casco. Io almeno la penso così.

Memorizzare preferiti ed itinerari è utile ma, più che altro, fidatevi dell’istinto. Meglio allungare di 10 Km piuttosto che imbarcarsi in una strada che ci pare veramente brutta e tenete presente che, fuori dalle grandi città, se ne trovano parecchie. Imparate a riconoscere l’importanza della strada alla grandezza del segmento disegnato sulla mappa: ci vuole un attimo a identificarlo.

Infine, ma non meno importante, ricordate sempre di buttare un occhio in anticipo al percoso. Ci vogliono pochi minuti. Io, generalmente, la sera prima, cerco di capire che strada intenderà farmi fare il navigatore e mi guardo un po’ intorno. I navigatori non sono infallibili, voi avete l’istinto: unite le due cose, credetemi è importante. Ricordate che siete voi a guidare la moto e non il navigatore. Se sbagliate strada sarete tranquilli del fatto che lui vi tirerà fuori dall’impaccio ma, ricordate, sarete sempre voi a scegliere cosa fare.

Per chiudere queste semplici regole, ve ne confido una ancora più banale. Se vi rendete conto che state per mancare una deviazione..FREGATEVENE. Non mettete a rischio la vostra vita e di chi vi sta intorno con improvvise pieghe e frenate. Saltare un’uscita, in un centro urbano, comporta un ritardo di al massimo 4 minuti. Proseguite, rallentate e attendete che il navigatore ricalcoli. Rimanete calmi e concentrati. Ricordate sempre che il navigatore è il vostro supporto e non il contrario.

Ora godetevi il viaggio e ricordate sempre di tenere le batterie cariche.

Roma: La Polizia Roma Capitale prova lo Street Control

StreetControl

Circa 53 minuti fa, il Comandante della Polizia Roma Capitale Raffaele Clemente (@raffaeleclement), ha pubblicato il seguente stato su Twitter “Stiamo provando lo street control”. Come molti di voi sapranno la Polizia Roma Capitale (PRC) ha avviato, da ormai qualche mese, un’iniziativa di collaborazione con i cittadini. Ogni cittadino può liberamente inviare via twitter una segnalazione in cui avverte la presenza di veicoli in divieto. La centrale analizza le informazioni, invia una pattuaglia e procede alla multa, alla rimozione o al bloccaggio con ganasce. Ogni sera, Clemente, invia via twitter alcuni dei risultati ottenuti. Ma che cosa è lo Street Control, per maggiore chiarezza trascrivo il contenuto di un articolo riportato qui:

Il dispositivo elettronico legge la targa e scatta due fotografie all’auto in doppia fila: una per la targa e una all’abitacolo, per registrare che effettivamente a bordo del veicolo non vi sia nessuno. Una volta rientrato in ufficio l’agente formalizza le infrazioni e quindi le invia direttamente al sistema informatico per l’accertamento della proprietà e l’invio della multa a casa. In questo modo si riducono i possibili errori e i tempi di notifica del verbale. La Polizia Locale lascia sulle auto a cui verrà rilevata l’infrazione un avviso in cui si informa il possessore del mezzo che ha preso una multa per sosta irregolare. Un sistema analogo, ma tecnologicamente meno evoluto è già utilizzato anche a Bologna. Un disegno di legge è stato depositato alla Camera, e già approvato dal Senato, in cui i tempi previsti per la notifica si ridurrebbero da 150 giorni a 60 giorni. A notifica ricevuta i possessori dei veicoli possono consultare il “servizio multa semplice” presente sul sito del Comune di Milano in cui sarà presente la foto del veicolo, il giorno e l’ora in cui ha commesso l’infrazione. Street control è anche sicurezza: il dispositivo sarà impiegato anche per il riconoscimento di auto sospette e per riprendere eventuali situazioni di pericolo. Street Control sarà installato per primo sulle auto del Servizio Radio Mobile e inizialmente verrà utilizzato da un gruppo di 12 agenti selezionati.

Chiaramente l’intervento si attua nell’ottica di ottimizzare le risorse a disposizione della PRC, unitamente alla certezza della contravvenzione. Un ulteriore strumento di cui molti comuni si sono dotati (sia grandi che di piccole dimensioni, tra cui il Comune di Tuscania). Molti portali, non ultimo il portale Automobilista.it, sostiene che sia opportuno ricorrere in giudizio poichè le multe fatte con lo street control sarebbero irregolari se non seguite dalla rimozione vera e propria ma, spesso, la rimozione non ci sarebbe. Ecco uno stralcio dell’articolo:

3) Se il Comune ti dà la multa, deve anche rimuovere l’auto, che è un ostacolo alla circolazione. Poche storie: l’articolo 159 del Codice della strada impone di rimuoverlo. Niente rimozione? Omissione di atti di ufficio da parte del Comune. Ecco la Legge: “Gli organi di polizia, di cui all’art. 12, dispongono la rimozione dei veicoli: a) nelle strade e nei tratti di esse in cui con ordinanza dell’ente proprietario della strada sia stabilito che la sosta dei veicoli costituisce grave intralcio o pericolo per la circolazione stradale e il segnale di divieto di sosta sia integrato dall’apposito pannello aggiuntivo; b) nei casi di cui agli articoli 157, comma 4 e 158, commi 1, 2 e 3; c) in tutti gli altri casi in cui la sosta sia vietata e costituisca pericolo o grave intralcio alla circolazione; d) quando il veicolo sia lasciato in sosta in violazione alle disposizioni emanate dall’ente proprietario della strada per motivi di manutenzione o pulizia delle strade e del relativo arredo”.

4) Se il Comune non rimuove l’auto, o se almeno non prova di aver fatto il necessario per rimuoverla, la multa è assolutamente nulla.

Tuttavia il discorso potrebbe non essere comunque così semplice. Lo street control, che a Bari fu impiegato nel 2011, fu immediatamente sospeso a causa di un malfunzionamento di tre apparati (costati 15.000 euro). Nel 2012 sicurauto aveva pubblicato in un articolo, uno stralcio del Ministero dei Trasporti in cui si leggeva:

I sistemi di videosorveglianza, mentre possono essere idonei a dimostrare l’avvenuta violazione, non risultano tuttavia idonei a dimostrare l’assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo, circostanza che può essere accertata solo dall’intervento diretto degli organi di Polizia stradale, e pertanto non risulterebbe giustificata la contestazione non immediata

Cosa è cambiato? Essenzialmente nulla, forse, o forse sì se tenessimo in considerazione che lo scatta una foto anche all’abitacolo per dimostrare che  è vuoto. È sufficiente? Staremo a vedere nei prossimi mesi.

Sicurezza e Moto: il kit di pronto soccorso

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Più volte all’interno di questo blog, abbiamo fatto riferimento alla sicurezza. Abbiamo affrontato il tema della sicurezza alla guida, dando semplici consigli ai piloti. Abbiamo trattato la sicurezza degli abiti tecnici, offrendo articoli, recensioni e interviste. Oggi parliamo dell’aspetto più critico: gli incidenti.La sicurezza, durante un sinistro, è qualcosa che, generalmente, affidiamo a terzi. C’è la polizia che cura gli aspetti legati alla viabilità e al sinistro. L’assicurazione cura l’aspetto economico. L’ospedale cura la salute e il vostro recupero. Ma se l’ospedale non ci fosse? Non così velocemente come credete…

Molti piloti sono all’oscuro che per viaggiare in Austria e Germania, è OBBLIGATORIO avere a bordo della moto un kit di primo soccorso. Lo sanno bene molti enduristi che, sperimentando cadute lontano dai centri abitati, si sono dovuti rimboccare le maniche e risalire in sella fino a quando l’adrenalina copriva dolore e lucidità. Tuttavia, benché speriamo tutti che non capiti mai, l’adrenalina e la fortuna non bastano. A volte, purtroppo, ci si fa male e non sempre si riesce a chiamare l’ambulanza con facilità. In questi casi, quindi, è opportuno avere sulla propria moto uno di questi kit in modo da prestare il giusto soccorso sia a se stessi che, eventualmente, al passeggero.

Cominciamo con il dire che questi kit non superano quasi mai i 20 euro. Cifra più che abbordabile, considerata la dotazione e il vantaggio che ne deriva. Ma vediamo le caratteristiche ed il contenuto. Per prima cosa assicuratevi che il kit sia omologato DIN 13167 . A differenza di molti siti (quasi tutti a dire il vero), cerchiamo di fare chiarezza su questa sigla. DIN sta per Deutsches Institut Fur Normung ed è un istituto che si occupa della definizione di standard. Lo standard 13167 è specifico per la sicurezza dei motociclisti. Esiste, tra l’altro, una recentissima versione del testo marcata gennaio 2014 che, al momento della scrittura dell’articolo, è disponibile solo in lingua tedesca. In alternativa ci sono edizioni anche inglesi. Per darvi un’idea di come è composto il documento, il sito mette a disposizione degli indici consultabili (questo è quello della versione 2013). I documenti, infatti, sono a pagamento!  L’omologazione è fondamentale per garantire che vi siano tutti gli strumenti più idonei al primo soccorso “motociclistico” e generalmente all’interno del kit si trovano:

  1. Rocchetto cerotto 5mm x 2,5 cm (x1): il cerotto a rocchetto consente una migliore prestazione poichè non è legato ad una forma geometrica limitata. È (perdonate il parallelismo) una sorta di rotolo di carta igienica adesiva, ovviamente di dimensioni veramente ridotte. È più semplice da applicare.
  2. Fasciature adesive 10 cm x 6 cm (x8): la fasciatura adesiva consente di mantenere la trazione grazie al leggero potere aderente. In tal modo non sarà necessario applicare fermi metallici o cerotti speciali per fermare la garza.
  3. Bende – tampone sterili di misura media (x2):  i tamponi sono usati per assorbire i liquidi organici (come ad esempio il sangue) e garantire una migliore gestione delle ferite.
  4. Telo sterile TNT 60 cm x 80 cm (x1): il telo garantisce un isolamento dalla terra e quindi un campo più sicuro in cui riporre il ferito.
  5. Copertura isotermica oro/argento (x1): questo telo ha due funzioni diverse, una per lato. Il lato oro protegge dal freddo. Il lato argento protegge dal caldo.
  6. Paio di forbici taglia bendaggi (x1): necessarie per tagliare il cerotto a rocchetto ad esempio.
  7. Guanti in vinile (x4): per mantenere l’isolamento e la sterilità degli operanti.
  8. Manuale 1 soccorso (x1): per garantire il corretto intervento in caso di primo soccorso.

Come forse noterete, però, all’interno di questa dotazione (presente nei kit in commercio) non compare alcun disinfettante. Per questo motivo, in molti kit, viene aggiunto anche del disinfettante, sotto forma di salviettine umidificate, un laccio emostatico (fondamentale quando i tagli profondi lacerano vene e arterie) e, alcuni, anche la protezione per la respirazione artificiale in modo che il soggetto che presta soccorso non entri a diretto contatto con l’incidentato. Il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con l’ACI, ha realizzato un portale ormai noto ai viaggiatori: Viaggiare Sicuri che, per l’appunto, raccomanda di rispettare gli obblighi di paesi come l’Austria o la Germania, nell’avere dentro il proprio veicolo (moto incluse) il giubbotto giallo di sicurezza e il kit di primo soccorso.

Vi raccomando di valutare con attenzione l’acquisto di questo kit (indipendentemente dal viaggio in questi paesi). Tenete presente che  la validità del kit è data da tre fattori:

1) I prodotti all’interno non devono essere scaduti.

2)Deve essere a chiusura ermetica.

3)Deve esserci l’omologazione DIN 13167.

Per chi vuole andare in questi paesi è giusto che sappia che, generalmente in prossimità del confine, questi kit si trovano in vendita anche negli autogrill.

AGV: una delusione

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Premessa

Quello che state per leggere è una cosa che mi è capitata direttamente qualche anno fa. Ero molto incerto se scrivere questo articolo ma, per dovere di cronaca, ritengo giusto scrivere quanto mi è accaduto e di come AGV ha trattato un suo cliente.

Antefatto

All’epoca indossavo uno splendido RS1 Marushin, un casco in carbonio da 1,100 Kg. A causa di un incidente il casco aveva riportato una lesione nella zona occipitale (posteriore) della calotta. Come vuole la prassi (ragazzi è importante questa cosa), ho cambiato immediatamente il casco e, rivolsi la mia attenzione a quelli che avevano il punteggio più alto al test Sharp (ne abbiamo parlato qui). Scelsi così un casco AGV T-2 per tre motivi:

  1. È prodotto da una ditta italiana!
  2. Il punteggio era pieno.
  3. Il rapporto qualità/prezzo/estetica era estremamente invitante.

Essendo un casco professionale, era comunque molto elevato come prezzo ma, per la propria sicurezza si sa, non si bada a spese.

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Il problema

Dopo pochi mesi dall’impiego del casco, il tessuto di alcune zone interne, iniziò a logorarsi e a spaccarsi. La fibia di aggancio (con la classica doppia D), iniziò a “sfibrarsi” e ad “aprirsi”. Ovviamente, per quel prezzo e, paragonandolo al Marushin, rimasi allibito e scrissi una mail alla AGV. Il risultato fu…nessuna risposta! La mail, che non conteneva minacce, parolacce, insulti ma un tono abbastanza sostenuto di lamentela, non ebbe alcun seguito nonostante fosse corredata di foto che testimoniassero lo stato in cui verteva il casco. Foto che, per trasparenza verso di voi, ho deciso di allegare all’articolo.

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Come potete constatare voi stessi dalle due foto, il primo danno (apparentemente causato dal logoramento del tessuto) è più serio del secondo che, a pochi mesi di distanza dall’acquisto, ha iniziato a proporsi sotto forma di sbilanciamento. Il costo del casco, che si aggirava intorno ai 200 euro, non giustificava il silenzio di AGV. Nessuno, infatti, si aspetta che il prodotto sia perfetto. Può capitare un prodotto affetto da problemi. Ma nessun produttore dovrebbe permettersi, davanti ad una mail di reclamo, di ignorare tale comunicazione. Il risultato? Giudicate voi, per me AGV è una delusione e, state tranquilli, che non acquisterò più loro prodotti perché, sinceramente, non mi piace l’idea di essere abbandonato  dopo l’acquisto.